Steamdoll Returns

«Fail Again. Fail better.»

Molti di quelli che capiteranno di qui avranno un solo pensiero... che diavolo è un blog?
Sono passati diversi anni da quando questo spazio fu aperto.

Anni che nessuno ci ridarà.
Quando il web era giovane lo eravamo anche noi: belle speranze, grandi aspettative. Emergevano misteriosi e carismatici personaggi, pronti a guidarci nella rivoluzione del nostro tempo: con il dominio della rete, tutto sembrava possibile. Alcuni di questi giganti sono ancora sostenuti da un vento arido, altri sono naufragati nella deriva desertica.

I miti sono crollati, non è rimasta che polvere. In cambio abbiamo avuto i social network, ma... è difficile adeguarsi per chi ha ruote troppo arrugginite per girare al forte soffio della comunicazione globale.
Che senso ha ricominciare da capo nell'estate del 2017?

Le parole di Samuel Beckett sono diventate la mia filosofia di vita. Dove abbiamo fallito ricominciamo. La giovinezza, si diceva.
Gli idoli cadono, smettiamo di seguire la scia e diventiamo grandi. Il mondo, però, non diventa mai grande con noi. Eppure dopo diversi anni riscopri di aver ancora qualcosa da dire, in modo meno derivativo, in modo meno interessato.

Non ti curi più del numero di visite, sei troppo stanca per credere davvero che esista un modo facile per cambiare radicalmente le cose. Il fuoco si spegne in carcasse ammaccate, alzi lo sguardo dalla desolazione polverosa che si è depositata intorno a te. Sottile, invisibile e soffocante.
Oltre le apparenze, il mondo che volevamo cambiare è ancora lì.
L'editoria non è migliorata, la letteratura italiana non è cambiata e tutto è difficile come lo era dieci anni fa. Anzi, lo è anche di più.

Noi no. Noi non siamo gli stessi.
Disillusi, in parte. Arresi? Mai.
Quindi, torniamo a parlare di cose serie. Torniamo a scrivercele da soli, come un messaggio lasciato in una bottiglia che naviga in un mare virtuale infinito, dove forse verrà raccolta, forse no. Non è questo l'importante.

Non è la visibilità.
Non è la rivoluzione.
È l'idea, la possibilità.

E quindi... di cosa parla questo blog?
Di libri. Di giochi. Di film. Di tutto quello che può piacere a una desueta bambola meccanica.

Lasciamo parlare il mondo, io ne sono solo portavoce.

Barbossa: Il mondo era un tempo un posto più grande. 
Jack: Il mondo è sempre uguale, è il resto che è più piccolo.

2 commenti:

  1. Mi fa piacere vederti scrivere di nuovo, bentornata!
    Un blog non è solo un mezzo, è anche un messaggio: esprime la volontà di scrivere testi più curati delle poche righe sui social, di scrivere non per passare il tempo, ma per segnarlo. Lascia spazio all'interazione, ma parte in sostanza come monologo, permettendo di ascoltare la voce interna di chi scrive.
    A volte le bottiglie raggiungono la riva, i loro messaggi trovano un lettore e ci rendiamo conto che forse il mare non è cosi vuoto, cosi insormontabile.

    Ritorno qui ogni tanto, adesso ho un motivo in più per farlo.
    In bocca al lupo!
    Dal

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    1. Sono molto sorpresa di leggere una risposta, ma ti ringrazio! E con molto ritardo, perché per qualche motivo non mi era stato notificato. Fa nulla, il tempo è un parametro molto relativo per chi come noi crea mondi. Grazie mille del bentornato!

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